Ogni scarrafone…

Tra le foto più toccanti che si possono trovare in rete quelle di padri e figli sono sempre tra le più intense, l’altro ieri era la festa del papà, un invenzione che ritengo più commerciale che altro, eppure molti, me compreso, hanno sentito la necessita di scambiare una parola col genitore che da piccoli ci ha tenuto in braccio e ci ha fatto sentire protetti. Chi, meno fortunato, non ha più il papà lo ha comunque salutato dentro di se. Foto varie da Flickr:

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Momenti di Serenità

Si può fermare il tempo? Quasi. Creato come la sequenza di apertura per il cortometraggio tedesco al concorso “Kurzundschön” (Short & Nice), questo video è bellissimo, parla di quel “momento breve e piacevole, quando la felicità e la serenità si fondono insieme.” Come è stato realizzato? Con bluescreen, corde e alcuni attori molto atletici. Da vedere.

Le strade…ma piccole

Ricordo che un ‘po di anni fa (un bel ‘po), al mercatone dell’antiquariato sul naviglio grande di Milano vidi delle piccole bacheche con all’interno degli ambienti in miniatura che riproducevano, appunto, le case dei navigli viste dalla strada, erano bellissime. Ma quello era niente in confronto alla infinita ricchezza di dettagli delle opere di Alan Wolfson (figlio del lupo?), che sul suo sito ci mostra delle micro strade cittadine che sembrano più vere di quelle reali.

Visita il sito di ALan Wolfson

La Parola come Immagine

Word as Image (La parola come immagine) è un progetto iniziato 20 anni fa come incarico nella classe tipografia di Ji Lee presso la scuola d’arte, il progetto consiste nel distorcere o piegare le lettere all’interno di parole fino a farle diventare qualcosa di diverso e significativo nei confronti delle parole stesse. Non tutte sono di immediata comprensione, ma una volta trovata la chiave di lettura le parole si illuminano di significato.

Visita la pagina facebook di Word as Image. oppure la sua pagina video.

Faccio un salto all’Ikea

L’Ikea, ammettiamolo, ha cambiato il modo di pensare la casa di molti di noi, se non altro per il fatto che è possibile portarci un bambino di 5 anni e abbandonarlo nella vasca di palline di plastica per due ore, all’uscita te ne ridaranno uno.

Oggi vi segnalo un simpatico sito di hackers, no niente computer, si tratta di una raccolta di idee su come prendere un oggetto Ikea e farne qualcosa di diverso. devo ammettere che molte idee proposte sul sito sono illuminanti. Internet, inoltre, brulica di siti dedicati ai cosiddetti light modifiers che spiegano come autocostruirsi attrezzi da illuminazione fotografica partendo da oggetti di uso quotidiano comprati, appunto, all’Ikea.

www.ikeahackers.net/

Com’erano 5 MB di memoria nel 1956

Oggi siamo abituati ad avere in tasca schede di memoria per le nostre fotocamere che partono da 4 Gigabyte in su e che costano pochi euro, ma nel 1956 lo spazio di immagazinamento dei dati occupava volumi  aveva costi ben diversi.

Nella foto sotto si vede un hard disk IBM da 5 Megabyte, cioè 1/800 della suddetta scheda di memoria, nel 1956 tale spazio di storage richiedeva 50 dischi da 61 cm racchiusi in una scatola che pesava ben una tonnellata e che costava qualcosa come 35.000 dollari.

Non avrebbe potuto memorizzare nemmeno un file raw prodotto dalla mia fotocamera.

7 Lunghissimi Secondi

Un treno attraversa la stazione a tutta velocità, ci impiega 7 secondi, ma se questi sette secondi li vedessimo “stirati” su quasi 4 minuti facendo girare la pellicola della cinepresa ad una velocità folle cosa vedremmo? Scopritelo guardando questo stupendo videoclip dei SixToes, una band inglese, che mostra quante cose possono accadere in questi interminabili sette secondi. Una sincronizzazione di eventi davvero ammirabile.

Se vi state chiedendo dove hanno preso l’idea guardate questa clip realizzata da
Graeme Taylor con una fotocamera piuttosto economica ma in grado di girare a 210 fotogrammi al secondo (Casio High Speed EXILIM EX-FH20):

National Geographic Photo Contest

Avevo circa diciassette anni quando decisi che da grande avrei fatto il fotografo per il National Geographic Magazine, allora veniva stampato solo in lingua inglese. Ogni volta che sfogliavo le pagine della “rivista” mi ripetevo che volevo imparare a fare anch’io foto cosi belle. Inutile dire che non ci sono riuscito, ma ora mi posso riscattare, la “società”  ha indetto un concorso fotografico per chiunque voglia mettersi alla prova, qui c’è il link per partecipare: National Geographic Photo Contest C’è tempo fino al 30 novembre 2011.

Per vedere qualche foto già selezionata cliccate qui: The Big Picture